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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

a.s.1944/45, Oratorio sfollato a Calvecchia

Scuola a distanza tra passato e presente

del 06 giugno 2020

Non è la prima volta che la nostra scuola entra nelle case e si tinge di quotidianità: quali lezioni apprendere per il futuro?

 

Nessuna campanella a marcare il momento più atteso dell’anno, nessun saluto intriso di commozione, nessun frastuono disperso nell’aria già carica del sapore estivo…

Non s’era mai visto nulla del genere. Mai la scuola aveva svuotato aule e cortile già al secondo trimestre, nemmeno in tempi di guerra. L’oratorio profugo aveva fronteggiato le difficoltà del momento mettendo distanza tra le sedi occupate dall’esercito tedesco e i suoi ragazzi, trovando poi il modo di continuare l’attività in aule di fortuna messe a disposizione dalle famiglie amiche Montagner, Orlando e Volpin, nell’immediata periferia della città. 

Niente gessi né lavagna, niente banchi a sedile unico con i fori per i calamai, non più la giostra da prendere d’assalto per il gioco, ma un ruvido carro al centro dell’aia… La scuola aveva così finito per vestire i panni del mondo contadino degli alunni…

Anche oggi, di fronte alla nuova emergenza, i Salesiani, figli di tanto Padre, hanno messo a frutto competenza e creatività per non lasciare nell’ozio gli studenti, adottando tra i primi una didattica a distanza. E ancora una volta i formatori si sono avvicinati al mondo dei ragazzi entrando nelle loro case e adottando il linguaggio comunicativo a loro più congeniale.

La pandemia è diventata così occasione per abbandonare alcune ingessature di cui l’insegnamento faticava a spogliarsi, primo fra tutti quel pensiero insidioso: “'Si è sempre fatto così' che mortifica la creatività e mette in quarantena l’intelligenza del cuore”, come ben evidenzia don Igino Biffi, superiore dell’Ispettoria Veneta Nord Est. E anche, provvidenzialmente, l’opportunità per riscoprire la bellezza ed il valore della scuola che è - lo sottolinea don Massimo nel buongiorno di commiato - “luogo in cui si incontrano persone, si creano relazioni, nascono amicizie. E questo è davvero ciò che ci tiene in vita”. Nulla può infatti sostituire una pacca sulla spalla, uno sguardo non filtrato dallo schermo, una parolina all’orecchio che dice l’affetto che fu di don Bosco.

Ora si tratta di guardare al futuro con il desiderio di recuperare la preziosità dei rapporti senza perdere ciò che si è conquistato in termini di motivazione, di responsabilità e di impegno. 

Come fare? Forse semplicemente registrando e condividendo quanto di nuovo, di bello o di faticoso si è sperimentato per trattenerlo come prezioso ricordo da rileggere in tempi di normalità per evitare che tutto scivoli via lasciandoci esattamente come eravamo. “Paradossalmente potrebbe anche non cambiar nulla - ci avverte don Igino - se non cogliamo in questa frattura (che separa il prima e il dopo Covid-19) uno squarcio di Vangelo” 

Wally Perissinotto

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