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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Primi anni '30, Festa di Maria Ausiliatrice

Una cartolina sospesa nel tempo

del 24 maggio 2021

Quando la curiosità premia: un vecchio scatto ci restituisce l’atmosfera solenne di una delle prime feste di Maria Ausiliatrice nel cortile del nostro Oratorio

C’è un fascino particolare nelle vecchie foto, ci raccontano storie lontane che pur ci appartengono. Fra i tanti scatti, questo è particolarmente prezioso perché ci restituisce uno scorcio di San Donà che è patrimonio della memoria di pochi; una nota di poesia figurativa che ci permette di entrare in punta di piedi nella realtà iniziale dell’Oratorio per catturarne ogni battito vitale. 

Mascherato da un filtro monocromatico, ecco l’ampio cortile chiazzato d’erba e stretto nella morsa dolce della mura perimetrali. E’ uno luogo che ben conosciamo, ma che ci appare molto diverso dall’oggi; forse solo il campanile di Musile, che svetta sfocato all’orizzonte, è ben riconoscibile. 

In un angolo dell’ampio spazio polveroso che si affaccia su via don Bosco sosta insolitamente immobile l’altalena. Gli alberi della strada sterrata fungono da schermo naturale alle lapidi del vecchio cimitero. Ad indicarne la posizione, un unico cipresso.

                           

Se la si guarda con occhi del cuore, questa immagina apparentemente statica, si anima e comincia a prendere vita.  E’ la Festa dell’Ausiliatrice del 1932 …o ’33 forse…, una delle prime. La processione si snoda in modo ordinato e solenne: in testa i ragazzi delle associazioni, i chierichetti e i presbiteri col tricorno, a seguire i cappati e i giovani che reggono a spalla la statua della Vergine. La complicità degli sguardi sembra indicare un momentaneo arresto del corteo: donne  e bambine dal capo rigorosamente coperto si ammassano incuriosite e distratte. Solo le uniche occasioni che consentono loro l’accesso a questo ambiente educativo e di gioco. Ne hanno invidia, ma sanno cogliere la preziosità del momento.

All’ombra povera delle giovani piante poste al margine del campo di calcio,  un gruppetto di persone, per lo più donne e bambini, si è riservato un osservatorio privilegiato per commentare e confrontarsi, per godere di una cerimonia che rompe la monotonia di una quotidianità piatta e priva di stimoli.

In quest’istantanea che il passato ci ha lasciato in eredità, sembra quasi di percepire l’impazienza dei piccoli che scalpitano per riappropriarsi di un momento di gioco e tutta l’emozione che aleggia nell’aria e che ci stimola ad entrare nella scena per cercare volti conosciuti nel desiderio inconscio di legare spazi e tempi.

E’ un’immagine che ci svela l’anima di una città dalla forte identità comunitaria, da sempre affezionata e devota alla “Madonna dei Salesiani”.

Wally Perissinotto

 

 

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