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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Storie che rendono vivi i valori del Natale

del 10 dicembre 2020

La bellissima lettera di don Roberto ci invita a ravvivare la Scelta della Solidarietà per riempire di gioia e di speranza cristiana anche questo Natale di crisi. 

 

Carissimi amici,

    inizio questa lettera dal villaggio di Wenshan, nella parte più a sud della provincia dello Yunnan, non lontano dai confini con il Vietnam. Questo è il primo giro che faccio fuori dalla regione in cui vivo: tutte le restrizioni causate dalla pandemia non mi hanno permesso, fino ad ora, di visitare i villaggi della missione. A partire dalla fine di maggio, comunque, il nostro team è riuscito a compiere una serie di viaggi per incontrare i nostri fratelli e sorelle che hanno subito le conseguenze del Covid 19 in modo ancora più significativo rispetto all’isolamento ormai decennale dovuto alla malattia di Hansen.  In generale abbiamo constatato quanto il senso di insicurezza e precarietà si sia radicato nel cuore della nostra gente. Dopo le visite nel mese di maggio nella provincia del Guangdong, a luglio siamo potuti uscire dalla nostra regione e muoverci nello Yunnan che durante la pandemia non era stato così interessato dal contagio. Invece, per i villaggi al nord soltanto di recente siamo potuti andare, ma non in tutti perché in alcuni casi la prudenza delle autorità locali non ci hanno permesso di entrare a contatto con la gente. 

    La prima sensazione che abbiamo avuto nel rivedere i nostri amici dei villaggi è una certa loro destabilizzazione soprattutto a livello emotivo: le sicurezze che negli anni si erano solidificate, come le nostre visite regolari, ormai non esistevano più. Così non appena c’è stata un po' di apertura, sono arrivate tutte le richieste che erano rimaste inattese a causa della chiusura totale dei servizi. In agosto abbiamo accolto due persone che avevano bisogno di cure speciali per bloccare l’infezione nelle ferite agli arti inferiori. A settembre, durante il giro per festeggiare la tradizionale festa di metà autunno, in un paio di villaggi abbiamo trovato delle persone che necessitavano di amputazione; con uno di loro purtroppo non c’era molto da fare: l’età avanzata e la situazione clinica molto complicata non permettevano alcuna azione chirurgica; la seconda persona invece abbiamo potuto aiutarla economicamente, così, oggi, ad un mese dall’operazione, è già guarito completamente e ci auguriamo che nei prossimi mesi possa tornare a casa e riprendere la sua vita normalmente.

    Ancora una volta credo che siano le loro storie ad attualizzare, a rendere vivi i valori del Natale. He Guoping è un uomo sulla sessantina… la famiglia è alquanto sfortunata: lui ha avuto la malattia di Hansen da giovane e una volta guarito è tornato a casa, ma il suo piede sinistro è rimasto fortemente deformato. Da oltre una decina d’anni il figlio è in dialisi. Come se non bastasse, il nipote per ben due volte è stato investito da una moto che gli ha causato dei danni irreparabili ad un occhio… Al nostro amico Guoping anni fa avevamo costruito una specie di supporto sul modello della protesi che permettesse il camminare senza eccessiva pressione sulla ferita al piede fortemente deformato. Tre anni fa però siamo dovuti ricorrere all’amputazione e quindi negli ultimi anni ha sempre usato la protesi. A dicembre 2019 la sezione locale della federazione dei disabili ha pensato di dargliene una nuova che però ha causato dei problemi al moncone. Per mesi si è creata una sacca di pus all’estremità del moncone che grazie al drenaggio usando Dermasilk in un mese circa si è risolto completamente. È rimasto con noi per circa due mesi, nei quali si è reso utile a tutti con quello che poteva fare: le ceste in vimini… 

  

Li Taiyuk ci è stato presentato dal personale dell’ospedale a cui siamo connessi come centro di riabilitazione. Ci avevano detto che aveva bisogno di una protesi, ma quando è arrivato le due gambe erano al loro posto. Aveva però delle ferite plantari molto profonde e quindi gli abbiamo suggerito di rimanere per curare le ferite. Al momento è rimasto molto titubante, ma alla fine ha acconsentito di provare per una settimana. Alla fine sono stati necessari due mesi, ma ai primi di ottobre è andato a casa guarito… alcuni giorni fa, la figlia mi ha mandato con gioia le foto dei piedi del papà in perfetto stato nonostante abbia ripreso la vita normale a casa… aggiungendo una frase che mi ha fatto un piacere enorme “il tuo Dio non guarda in faccia alle persone, ma vede solo i loro bisogni, Grazie!” A volte proprio chi per la prima volta si avvicina alla Fede, riconosce l’azione di Dio con tutta la gratitudine di chi si sente al centro di un progetto d’Amore che le situazioni della vita avevano in qualche modo offuscato.

Ma è la terza persona la cui storia mi ha commosso tanto che ancor oggi, quando ci penso, mi viene il groppo alla gola. Zhang Guodan ha settantatré anni e, da quando ha finito la cura per la malattia di Hansen, ha sempre vissuto da solo in una baracca in mezzo ai campi di lechee.  Verso la fine di settembre per la Festa di metà autunno, una delle principali del calendario cinese, abbiamo visitato i villaggi del Guangdong portando in dono una scatola dei “dolci della luna”. Sapevo già che in uno di questi, Tengqiao, avrei trovato un amico che aveva bisogno di aiuto per l’amputazione.  Quando ci siamo incontrati ed ho visto la ferita, era chiaro che l’amputazione era l’unica soluzione possibile (verrà poi verificato che si trattava di una forma tumorale su una ferita di vecchia data). Per una serie di ragioni, la sua situazione economica non gli permetteva di affrontare la spesa ospedaliera, quindi lo abbiamo aiutato immediatamente perché la situazione della ferita richiedeva azione immediata: due giorni dopo era già stato operato e la settimana successiva siamo andati a prenderlo all’ospedale perché venisse nel nostro villaggio visto che a casa non aveva nessuno. Arrivati in ospedale, ci è stato detto che era già stato dimesso la sera precedente. Girando in zona, lo abbiamo trovato su di una panchina del parco dell’ospedale. Quando gli abbiamo chiesto il motivo della sua uscita anticipata, ci risponde che voleva risparmiare un po' di soldi del don, in modo da poter dare una mano anche ad altri. Ma le sorprese non erano finite: all’uscita ci chiede di prender su la bicicletta; ci guardiamo stupiti: il nostro amico era venuto all’ospedale in bici!  Voleva risparmiare i soldi del moto-taxi e si era fatto 20 km in bicicletta per andare in ospedale. 

      

 

Non so come quest’anno vivremo il Natale; credo che mai come adesso anche lì in Italia ci si chieda come le  nostre famiglie vivranno una delle feste che più ha segnato la nostra esperienza familiare. La vicenda terrena del Figlio di Dio nasce in un momento di crisi, basta pensare al viaggio che Maria e Giuseppe hanno dovuto fare, alla mancata accoglienza nelle case dei “fedeli” del tempo che contrasta con la rivelazione accolta da pastori che non erano nemmeno autorizzati a pregare Dio… Dio si incarna nel mezzo di questa crisi. Sono convinto che si incarna anche oggi, tra noi, ma bisogna darGli spazio.  Nella misura in cui noi Glielo diamo, vivremo la gioia che i pastori per primi hanno provato nell’accogliere la Buona Notizia, cioè che è Dio che viene a vivere tra noi e lo incontriamo nelle crisi della nostra esistenza proprio se scegliamo l’attenzione al povero, all’oppresso, all’emarginato… Certo è necessario credere che questo sia il contenuto vero del Natale, che la Buona Novella è un invito a vivere la Vita di Dio, che è appunto il “non considerare un tesoro geloso la propria uguaglianza con Dio, ma farsi poveri fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato dandogli un nome che è al di sopra di ogni altro nome…” Gesù Cristo!!!

    Che cosa augurarci in questo Natale quindi? Da parte mia la preghiera che presto questo momento di enorme crisi possa passare. Allo stesso tempo, però, che troviamo la forza per credere che la Solidarietà di Dio con le nostre vicende umane sia il principio sul quale fondare anche la nostra battaglia con la pandemia. Solo così possiamo sperare in un 2021 migliore di questo 2020 che sta finendo. La Solidarietà di Dio ha portato la Buona Notizia: Dio è l’Emmanuele (il Dio Con Noi). E chi lo ha ascoltato è diventato il testimone gioioso di questa Novità diventando a sua volta Solidale con le sofferenze e le crisi dei propri fratelli e sorelle. Il mio augurio è proprio questo: che il Natale ravvivi in noi la scelta della Solidarietà come principio di Vita nuova, perché così facendo l’anno che tra breve inizierà, sarà un nuovo Natale. 

Buon Natale e Felice 2021

Don Roberto

        

 

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