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Sentimenti Contrastanti

Bettino Craxi era l’ultimo ostacolo o quello che ha aperto le porte allo sfascio che è seguito? 

Un vecchio carro armato, arenato nel deserto dai tempi dell’ultima guerra. Imponente ma inoffensivo. Insomma, la perfetta metafora di un uomo malato e costretto all’autoesilio, un esilio che molti chiamano fuga. Così, davanti a quel residuato bellico il Presidente (nel film Craxi resta innominato) decide di parlare. Racconta tutto a quel ragazzo venuto da lontano per ucciderlo, a cui però non può non voler bene. Perché gli ricorda se stesso da giovane. Perché ha occhi da angelo vendicatore e una pistola nello zaino. Oltre che una videocamera con cui riprende l’ex-leader: in “Hammamet” Amelio non vuole fare cronaca e neppure fantacronaca, bensì reinventare - poeticamente - gli ultimi mesi di un colosso caduto.

Craxi venne coinvolto nello scandalo di Tangentopoli e, condannato per corruzione e finanziamento illecito, si rifugiò in Tunisia mentre in Italia erano in corso 4 processi contro di lui. Respinse fino all'ultimo l'accusa di corruzione e morì per un arresto cardiaco nel 2000. Il film è quasi interamente ambientato ad Hammamet, in Tunisia, nella villa dove Craxi viveva attorniato dalle guardie del corpo e dalla famiglia composta dalla moglie, la figlia e un nipotino. Della vita politica si vede soltanto una sequenza iniziale, prima dei titoli di testa, è il discorso conclusivo del quarantacinquesimo congresso del partito tra garofani socialisti.

Come detto, il regista si è preso varie libertà. A cominciare dai nomi. Craxi non viene mai chiamato per nome, ma con il titolo di «presidente» e la figlia, nella realtà Stefania, nel film si chiama Anita. Ugualmente, il regista non ha voluto dare un’identità precisa al tesoriere del partito socialista e lo stesso per il politico democristiano che lo va a trovare e che cerca di convincerlo a rientrare in Italia dove avrebbe potuto fasi curare meglio. Inoltre, Amelio ha inserito un personaggio di finzione: Fausto il figlio del tesoriere di partito morto suicida durante le inchieste.

Dice Gianni Amelio

"I nomi non si fanno perché si conoscono, nei miei film raramente metto nomi, alcuni personaggi sono un insieme di diverse persone del partito. I nomi sono troppo ovvi e poi io ho cercato di non fare cronaca, ho tentato di alzare lo sguardo oltre la cronaca. La figlia si chiama Anita per Anita Garibaldi, perché Bettino Craxi venerava Giuseppe Garibaldi"

Infine, applausi per l'incredibile interpretazione di Favino che, dopo Buscetta di Bellocchio, consegna qui un altro lavoro di mimesi che va ben oltre al lavoro di make up. 

"Ricordo che in queste cinque e ora e mezza quotidiane avevamo un rituale: quando aggiungevamo le sopraccigilia e poi gli occhiali arrivava il momento. Come nel teatro giapponese si passa il ponte attraverso l'oblio di sé, era come se quell'ultimo gesto fosse una porta. Probabilmente se non ci fosse stata quella porta non avrei avuto il pudore di toccare il personaggio perché, come dicevano i maestri in accademia, la maschera è realtà"

Irriconoscibile sotto al make up, dà anima a un personaggio tragico. A tratti shakespeariano. Ma con una vocazione quasi attoriale all’umorismo e alla battuta.

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