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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Seguendo la stella

del 1 Gennaio 2020

Non è arrivata l’ora di disfare il presepe, ma di farlo rivivere. Papa Francesco ci invita a seguire l’esempio dei Magi che, assestati d’infinito, affrontano un lungo cammino e, riconosciuto il Salvatore, lo annunciano ai lontani.

Papa Francesco chiude la sua lettera apostolica con l’invito ad indossare la regalità dei Magi per essere capaci, come loro, di riconoscere il volto del Salvatore nelle persone più fragili, più povere, più sole portando in dono la nostra carità (l’oro), la nostra speranza cristiana (l’incenso), il nostro sorriso (la mirra).. E’ un invito a non sostare nella grotta (nelle attività o nei gruppi che ci gratificano…) ma a far ritorno nelle nostre case, dentro le dinamiche complesse delle nostre città e “testimoniare - anche ai lontani - la gioia di aver incontrato Gesù!”.

E’ un brano bellissimo, denso di significato e di emozione. Da gustare e da vivere.

 

LETTERA APOSTOLICA  "Admirabile signum” SUL SIGNIFICATO ED IL VALORE DEL PRESEPE

(quinta parte)

Quando si avvicina la festa dell’Epifania, si collocano nel presepe le tre statuine dei Re Magi.

Osservando la stella, quei saggi e ricchi signori dell’Oriente si erano messi in cammino verso Betlemme per conoscere Gesù, e offrirgli in dono oro, incenso e mirra. Anche questi regali hanno un significato allegorico: l’oro onora la regalità di Gesù; l’incenso la sua divinità; la mirra la sua santa umanità che conoscerà la morte e la sepoltura.

Guardando questa scena nel presepe siamo chiamati a riflettere sulla responsabilità che ogni cristiano ha di essere evangelizzatore. Ognuno di noi si fa portatore della Bella Notizia presso quanti incontra, testimoniando la gioia di aver incontrato Gesù e il suo amore con concrete azioni di misericordia.

I Magi insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo. Sono uomini ricchi, stranieri sapienti, assetati d’infinito, che partono per un lungo e pericoloso viaggio che li porta fino a Betlemme (cfr Mt 2,1-12). Davanti al Re Bambino li pervade una gioia grande. Non si lasciano scandalizzare dalla povertà dell’ambiente; non esitano a mettersi in ginocchio e ad adorarlo. Davanti a Lui comprendono che Dio, come regola con sovrana sapienza il corso degli astri, così guida il corso della storia, abbassando i potenti ed esaltando gli umili. E certamente, tornati nel loro Paese, avranno raccontato questo incontro sorprendente con il Messia, inaugurando il viaggio del Vangelo tra le genti.

Davanti al presepe, la mente va volentieri a quando si era bambini e con impazienza si aspettava il tempo per iniziare a costruirlo. Questi ricordi ci inducono a prendere sempre nuovamente coscienza del grande dono che ci è stato fatto trasmettendoci la fede; e al tempo stesso ci fanno sentire il dovere e la gioia di partecipare ai figli e ai nipoti la stessa esperienza. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi.

Cari fratelli e sorelle, il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E a sentire che in questo sta la felicità. Alla scuola di San Francesco, apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli.

Dato a Greccio, nel Santuario del Presepe, 1° dicembre 2019, settimo del pontificato.

FRANCESCO

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