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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Quattro passi con il paralitico

del 15 febbraio 2018

Giochiamo ad immedesimarci con i personaggi del bellissimo brano di Marco

Dal Vangelo di Marco 1, 12

Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?". Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua". Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!".

 

L'incontro del CAIO di giovedì 8 febbraio è iniziato con la lettura di questo brano del Vangelo. All'interno del testo abbiamo cercato di vedere e di capire, quasi fossimo presenti quel giorno, chi fossero i vari "attori" della scena, oltre a Gesù e al paralitico. Innanzitutto abbiamo visto che Gesù predicava in una normalissima casa con attorno tanta gente radunata (la folla). Appena dopo abbiamo visto che entrano in modo quasi prepotente nell’azione quattro persone che vogliono portare il malato al cospetto di Gesù (gli amici); non abbiamo potuto non vedere i saccenti dottori della legge, quelli che sanno e che, di fronte all’agire di Gesù, preferiscono mormorare tra loro piuttosto che alzarsi in piedi e dire la loro davanti a tutti (gli scribi). Infine, ma non per ultimo, quell’uomo, senza nome, che da sempre era condannato a giacere su quel lettuccio (il paralitico).
Fatta questa breve premessa, con i presenti abbiamo formato quattro gruppetti secondo le quattro specifiche situazioni (amici, paralitico, folla e scribi) ed è stato chiesto di immedesimarsi in quella precisa situazione e descrivere come avrebbero agito lì in quel momento.
Questo è quello che è emerso:

GRUPPO PARALITICO. A noi sono sorte tante domande: è stato portato da Gesù su sua richiesta? Ha sentito una chiamata? Cosa desiderava veramente il paralitico: guarire o essere perdonato?

GRUPPO AMICI. Ci siamo chiesti perché i quattro si sono presi l’onere di portare il paralitico. Non hanno fatto la fila, non hanno aspettato il loro turno ma hanno scelto una via più difficile, quasi avessero fretta. Noi pensiamo che questi quattro sono gli uomini che ci manda la Provvidenza, ce li mette accanto per confortarci e attraverso loro Dio si manifesta.

GRUPPO FOLLA. La folla era lì forse per curiosità o per necessità. Alla gente dà fastidio il fatto che il paralitico non rispetti il suo turno, che scavalchi per arrivare primo a Gesù. Poi però si stupisce del miracolo. Ma la vera grazia sta nel perdono che Gesù fa prima ancora di guarire: prima salva l’anima poi il corpo.

GLI SCRIBI. Gli scribi erano lì per curiosità aspettando un passo falso per incastrare Gesù. Sono seduti, diffidenti e rigidi: non hanno un cuore aperto. Sono pieni di sé.

Dopo alcune riflessioni conclusive ci siamo lasciati con le seguenti domande su cui riflettere: noi viviamo la condizione di “paralitici”? Cosa, o chi, ci fa muovere quando siamo paralizzati dal nostro peccato? La nostra casa, la nostra comunità, la nostra chiesa/parrocchia, il nostro oratorio riusciamo a renderli luoghi aperti dove chi entra si sente accolto? Nella nostra comunità quanto sappiamo fare fatica e prenderci cura l’uno dell’altro? Guardiamo verso la stessa direzione? Capita anche noi, a volte, di avere paura di esporsi e preferiamo, piuttosto, mormorare?

“Prendi il tuo lettuccio e va a casa tua!”

Con queste parole Gesù invita il paralitico a ritornare alla sua vita, non prima di avergli però rimesso i suoi peccati. La logica prevederebbe che il paralitico abbandoni lì quell’oggetto che è stato per tanto tempo il suo luogo di condanna, la sua prigione. Nella quotidianità non gli servirà più. Gesù gli dice invece di portarlo con sé, per ricordare e raccontare a tutti la grazia ricevuta. Il paralitico viene rimandato dai suoi, è lì che dovrà essere testimone della guarigione e della buona notizia del perdono; diventa lui stesso vangelo vivo, un segno credibile della misericordia di Gesù. Non è stato guarito per farne un discepolo, ma perché tra i suoi possa testimoniare la gioia del perdono.

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