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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

21 novembre 1971, mons. Cognata tra don Zamberlan e don Andreatti direttore

Oratorio Don Bosco e santità

del 31 agosto 2020

Dal sito del Duomo, riprendiamo questo prezioso articolo su mons. Cognata che intreccia la nostra storia

Come comunicato dal Rettor Maggiore don Artime (18 aprile 2020), il 17 febbraio 2020 si è aperta ufficialmente la Causa di beatificazione del salesiano mons. Giuseppe Cognata.

Tra i vescovi consacranti nell’ordinazione episcopale di mons. G. Cognata nella Basilica del Sacro Cuore a Roma il 23 aprile 1933 vi era anche il Venerabile mons. Luigi M. Olivares (1873-1943), salesiano dall’amabilità del tratto, l’affabilità del volto e la delicatezza d’animo (cfr. don P. Cameroni, “Come stelle nel cielo”, pag. 206).

In particolare ricordiamo mons. Olivares per la sua presenza sei anni prima (il 15 maggio 1927) ai festeggiamenti ed alla cerimonia della posa della prima pietra dell’Oratorio Don Bosco, quando i Salesiani ancora non erano arrivati a San Donà di Piave.  Infatti, il consiglio generale di Torino presieduto dal Rettor Maggiore – il Beato don Filippo Rinaldi (che mons. Saretta incontrò a San Donà l’1 giugno 1926) – approvò la loro venuta solo il 24 agosto 1928.

Ebbene, il nuovo Servo di Dio mons. Giuseppe Cognata fu all’Oratorio di San Donà domenica 21 novembre 1971, solennità di Cristo Re, per l’ordinazione sacerdotale di don Bruno Zamberlan: si tratta della prima ed unica ordinazione sacerdotale che si è tenuta nella chiesa dell’Oratorio.

Don Bruno è uno dei ragazzi che frequentavano il suo cortile e allora veniva ordinato sacerdote salesiano. In uno dei cartelli di cui era ornato l’Oratorio per l’occasione si leggeva: “L’Oratorio che ti vide spensierato fanciullo ti riceve oggi Ministro del Signore”. Originario della frazione Fiorentina, don Bruno completò i suoi studi religiosi in Uruguay, partendo come novizio da San Donà nel 1959, assieme all’amico e confratello salesiano Antonio Cibin.

La Santa Messa dell’Ordinazione iniziò alle ore dieci, con dodici salesiani concelebranti, mons. Silvio Barbisan – cerimoniere del vescovo di Treviso – e l’Ispettore salesiano dell’Uruguay. Mons. Cognata presiedette l’Eucarestia ed impose le mani. La corale del Duomo eseguì con solennità i canti, mentre la chiesa dell’Oratorio era stipata da una gran folla di fedeli, tra i quali i genitori, i parenti ed i ragazzi delle associazioni. In quell’occasione, nella chiesa dell’Oratorio fu definitivamente smantellata la balaustra che delimitava il presbiterio, secondo la  riforma liturgica del Concilio Vaticano II.

La festa per il novello sacerdote continuò alle 12.30 con il pranzo in refettorio con oltre cento invitati. Don Bruno celebrò la sua prima S. Messa per i giovani alle 8.45 in quella stessa chiesa dell’Oratorio domenica 12 dicembre. Di lì a breve ritornò in Uruguay…

Mons. Giuseppe Cognata visse molti anni nel silenzio e nascondimento, sopportando nella fedeltà una pesantissima prova.

Nativo di Agrigento, egli conobbe i Salesiani da fanciullo e ne divenne parte dal 1901. Nel 1908 emise i voti perpetui alla presenza del Beato don Michele Rua, primo successore di San Giovanni Bosco; l’anno successivo fu ordinato sacerdote.

Papa Pio XI nel 1933 lo nominò vescovo di Bova, diocesi povera e disagiata nell’Aspromonte calabrese, dove si viveva una vita quasi primitiva. Nello stesso anno mons. Cognata diede inizio alle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore, che lo aiutarono nell’impegnativo lavoro pastorale.

Segretamente, mons. Cognata da anni si era offerto vittima a Dio per il ritorno del padre massone alla vita cristiana ed ai Sacramenti. Alcuni anni dopo arrivò la durissima e lunghissima prova causata da aspre calunnie. Contro di lui, infatti, nel 1939 si scatenò una bufera che gli causò il divieto di governo del suo Istituto religioso e la rinuncia alla diocesi.

Il Vescovo accettò in silenzio e si offrì, come modello di perfetta obbedienza ed oblazione. Accolse il suo nuovo stato di vita come compimento del voto fatto a Dio per ottenere la grande grazia della conversione del padre, che morrà credente. Dal 1952 al 1972 venne accolto nell’Istituto Salesiano E. di Sardagna di Castello di Godego (TV), dove svolse un assiduo ed apprezzato ministero di confessore e guida spirituale.

Sino alla morte, egli visse nella preghiera, nell’umile e fecondo lavoro sacerdotale. Chi lo avvicinava aveva l’impressione di aver incontrato un santo, della dolcezza di San Francesco di Sales, devotissimo all’Ausiliatrice e grande maestro d’intimità con Gesù.

Intanto, nel 1962, chi lo aveva calunniato, prima di morire ritrattò tutto quello che aveva detto contro di lui. Giovanni XXIII, con grande gioia, riabilitò mons. Cognata, il quale poté così partecipare dal 1963 al 1965 al Concilio Vaticano II su invito di Paolo VI, che il 6 agosto lo aveva nominato vescovo di Farsalo

Il 29 gennaio 1972 – due mesi dopo l’ordinazione di don Zamberlan all’Oratorio di San Donà – mons. Giuseppe Cognata ebbe la gioia di vedere l’Istituto delle Suore Oblate ottenere il pieno riconoscimento pontificio. Il 22 luglio di quell’anno, si spense a Pellaro (Reggio Calabria), la sede iniziale dell’attività missionaria delle Salesiane Oblate.

Il vescovo salesiano mons. Tito Solari, che lo conobbe nei suoi anni a Castello di Godego, ha detto di lui: “Nel suo cuore, nel dolore più profondo, è maturato un amore straordinario: comprensivo, paziente, tenero, forte e allo stesso tempo dolce. Come Gesù sul Calvario: così è vissuto negli anni dell’esilio.”

È innegabile che nella sua storia l’opera salesiana di San Donà “vanti” ottimi protettori.

Marco Franzoi

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