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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Messa celebrata in streaming per continuare a sentirsi comunità

del 22 marzo 2020

L’omelia del Direttore: “mantenete accesi cuore e spirito con la preghiera che nutre la fede”

 

Ieri abbiamo vissuto il nostro ritiro spirituale come comunità salesiana, abbiamo meditato la pagina del Vangelo di questa mattina. Durante la riflessione mi è venuto in mente questo pensiero: davvero il Signore ci aiuta a dare un senso più profondo a quello che viviamo, davvero la fede illumina la realtà.

Provo a spiegarmi meglio: abbiamo iniziato il nostro periodo di digiuno dell’eucaristia con l’inizio della quaresima: un mese senza fare la comunione. Che strano! Proprio nel momento in cui si dovrebbe vivere con maggior intensità il cammino di preparazione alla Pasqua ci viene tolta la possibilità di fare la comunione. 

Ma non solo. Pensate a tutti gli incontri che sono saltati: i ritiri spirituali, le adorazioni …. E così via.

Che senso ha tutto questo? Di chi è la colpa? 

È la stessa domanda che i discepoli fanno a Gesù per capire come mai quell’uomo era cieco: di chi è la colpa, sua o dei suoi genitori? Dell’uomo o di Dio? 

Gesù risponde che non è colpa di nessuno, ma che alcune cose accadono come occasione per capire un po’ di più la realtà, la vita, accadono come opportunità per accompagnare l’uomo a diventare più umano, a diventare più figlio di Dio. Più che cercare di chi è la colpa, proviamo allora a cercare le opportunità che questo tempo ci offre. Mi pare che i Vangeli di queste domeniche ci possano venire in soccorso per scorgere la “novità” nascosta in questo periodo difficile della nostra storia, attraverso i racconti della trasfigurazione, della samaritana e del cieco nato. Tutti e tre questi Vangeli ci parlano della fede, del rapporto con Dio, e ci offrono due elementi che ci rimandano ad un sacramento importante. I segni sono la luce, l’acqua e il sacramento è il battesimo.

Questo tempo allora mi pare importante perché ci dà l’occasione di riscoprire il valore del nostro battesimo e che questo lo si mantiene vivo grazie alla fede.

Perché, tolto tutto, cosa rimane? In questi giorni non ci si sposa, non ci si confessa, non si fa la comunione, non si viene in chiesa per l’adorazione …. E cosa resta? Muore tutto? No, rimane il battesimo, rimane la fede vissuta come rapporto personale con DioRimane l’essenziale, quell’essenziale che però spesso rischiava di perdersi in una fede della domenica. Si viene alla messa, si partecipa al ritiro ma poi durante la settimana, a casa, è difficile custodire la preghiera. La comunione fatta in chiesa rischia di non trasformarsi in comunione di vita tra le mura domestiche. 

Non sto dicendo che la comunione non è importante, ovviamente, ma che prima di essa c’è qualcosa di altro che non deve essere perso: la fede!

I vangeli della quaresima ci aiutano a riscoprire che cos’è la fede: un rapporto personale con Dio, dove noi ci mettiamo in silenzioso ascolto di Colui che ci vuole parlare, un ascolto che aiuta a cambiare il nostro sguardo e ci consente di vedere la realtà con occhi diversi, uno sguardo che va oltre il proprio io e che raggiunge orizzonti infiniti. 

Noi spesso siamo tentati di pensare alla fede come un insieme di cose che si sanno su Dio, un insieme di gesti e di pratiche da compiere. La Santa Messa è sicuramente importante e non vediamo l’ora di poter tornare a celebrala insieme. Ma provate a pensare a quante messe abbiamo partecipato avendo il cuore e la mente da un'altra parte. Quante Sante Messe abbiamo vissuto così? Quante celebrazioni in cui l’ascolto sincero di Dio è andato in secondo piano perché prima c’è sempre il mio pensiero… Quante volte la mia fede si è fermata alla porta della chiesa una volta che la messa è finita e poi a casa ho vissuto come se Dio non c’entrasse nulla con la mia vita? Ora Dio ci offre la possibilità del contrario per imparare uno stile diverso, per allenarci ad una vita diversa, con il desiderio di mettere insieme i pezzi. 

Ora la fede, la preghiera, l’amicizia con Dio la si nutre e la si fa crescere dentro le mura domestiche anziché quelle della chiesa, perché è lì che si costruisce l’altare della tua vita, è lì che tu vivi le relazioni più importanti, è dentro casa che il quotidiano è chiamato a diventare carità. 

Non lasciatevi prendere dal pericolo più grande di questi giorni: il torpore spirituale, la pigrizia. “Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”.

Cercate ciò che è buono, giusto e vero. Nelle cose più concrete delle vostre giornate: orari, svaghi, impegni, relazioni. È lì che si gioca la partita della vita in questi giorni.

Non andate a dormire troppo tardi, (ragazzi), non svegliatevi a mezzogiorno. State attenti a non essere troppo e solo davanti al computer. Non anestetizzate il cuore e lo spirito. Ma manteneteli accesi con la preghiera che nutre la fede. 

La fede diventa poi carità: aiuto concreto, amore paziente, disponibilità gratuita. Non fatevi servire, ma mettetevi a servizio. Da ieri sera c’è stata un ulteriore serrata di ranghi che costringe quasi tutti a rimanere in casa. Per molti si apre la possibilità del tempo, per stare insieme e per fare qualcosa insieme. Anche se immagino che le mogli avranno già una lista di lavoretti da far fare a mariti e figli: imbiancare, pulire le fughe delle piastrelle, mettere in ordine di altezza i libri e tutte quelle cose che da mesi, oppure anni, sognavano di farvi fare.

La carità è insieme alla fede una delle tre virtù teologali. Le fede che non diventa carità è una fede ambigua, un po’ falsa. So che non è facile vivere tutti insieme per tanto tempo. È questo il sacrificio di questa quaresima. Non andiamo in cerca di altre penitenze, viviamo ciò che la realtà ci propone. Sono i sacrifici più graditi a Dio.

Infine invito tutti noi a vivere questo tempo nella speranza, che è molto di più dell’ottimismo. La speranza fa porre le proprie fondamenta in Dio e ci fa vivere con responsabilità il presente. Noi siamo certi che qualsiasi cosa accada sarà il nostro bene, perché siamo conviti che la nostra vita è nelle mani di Dio e che Lui non ci abbandona mai, anche se dobbiamo vivere tutto a distanza.

Viviamo questo tempo come riscoperta e ripresa del nostro battesimo. Siamo cristiani nel nostro quotidiano vivere in famiglia. Curiamo la nostra fede attraverso l’ascolto della sua Parola e per mezzo della preghiera. Diamo concretezza alla nostra fede mediante le piccole azioni di carità che la vita famigliare ci chiede e viviamo nella speranza che Dio è con noi.

don Massimo

 

Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore che si abissa nel suo nulla e nella Tua santa presenza. Ti adoro nel Sacramento del Tuo amore, desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore. In attesa della felicità della comunione sacramentale, voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io venga da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere, per la vita e per la morte. Gesù, credo in Te, spero in Te, Ti amo. Amen. 

preghiera proposta da papa Francesco 

 

 

 

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