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CINEMA TEATRO DON BOSCO via XIII Martiri, 86 - San Donà di Piave (VE) - Tel. 346 960 5687

Loving

La recensione di Tutti al cinema Appassionatamente

I coniugi Loving decidono di sposarsi, la coppia interraziale sarà costretta a lasciare lo Stato, ma combatterà per la sua causa. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Premi Oscar e 2 candidature ai Golden Globes.

"Sono incinta" dice lei.
"Bene! Benissimo!" ribatte lui.
Solo che Mildred è nera e Richard Loving bianco. È il 1958 e siamo in Virginia.
Secondo lo sceriffo, interpretato da Martin Csokas, Richard ha avuto la sfortuna di crescere in un quartiere periferico in cui bianchi neri e cherokee vivono in uno stato di innaturale promiscuità: "È la legge di Dio - dice inesorabile - se ha fatto il pettirosso, pettirosso e il passero, passero..."
A poco serve essere andati a sposarsi a Washington D.C., lo sceriffo irrompe in camera da letto e li arresta.
"Il migliore avvocato della Contea" è solo un eufemismo: il massimo che si può ottenere è dichiararsi colpevoli di "danno alla pace e alla dignità del bene comune" e decidere se separarsi o lasciare lo stato della Virginia per 25 anni, evitando così un anno di prigione.
Dall'esilio Mildred vedrà la marcia del Reverendo King "come se fosse dall'altra parte del mondo", ma scriverà al ministro della giustizia Bob Kennedy ottenendo l'aiuto dell'"Unione americana per le libertà civili". Il giovane avv. Cohen porterà davanti alla Corte Suprema il loro caso: "un caso che potrebbe cambiare la costituzione degli Stati Uniti".
"Dica al giudice che amo mia moglie!" gli dice semplicemente Richard.
Jeff Nichols dirige un film dalle atmosfere trattenute, tenendo sempre un profilo piuttosto basso. D'altra parte il razzismo non ha bisogno di episodi eclatanti per mostrare l'orrore che porta in sé.
Joel Edgerton (Richard), ma soprattutto Ruth Neffa (Mildred, ruolo che le è valso la candidatura all'Oscar) lavorano con efficacia per sottrazione, mostrando l'umile caparbietà di chi contrappone il proprio diritto ad amare al pregiudizio e alla sopraffazione.
Nella seconda parte però il profilo rischia d'abbassarsi anche troppo, e il film arranca a tratti, comunque sorretto da una tematica sufficiente a mantenere vivo l'interesse.
Passeranno quasi dieci anni perché la Corte Suprema degli Stati Uniti rigetti la tesi vergognosa dello Stato della Virginia, secondo il quale "è ingiusto mettere al mondo bambini di razza mista", in altre parole dei "bastardi". Sancirà il diritto naturale al matrimonio di tutti gli individui, indipendentemente dalla loro razza.
È il 1967, l'anno di "Indovina chi viene a cena". E vien da chiedersi quanti nostri concittadini, ancora oggi che son passati altri cinquant'anni, avrebbero le stesse riserve di Matt Drayton/Spencer Tracy, davanti a una figlia che gli presentasse un fidanzato di colore, magari immigrato dal Senegal.

di Dino Geromel

 

GIOVEDI' 30 MARZO
ore 20:45

SABATO 1 APRILE
ore 20:45

DOMENICA 2 APRILE
ore 18:15 e 20:45

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