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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Cos'è la Strenna? E' storia... è attualità!

del 17 febbraio 2020

Quell'usanza paterna che don Bosco donò ai suoi ragazzi e che ancora oggi, ogni anno, i suoi successori donano a noi

“La Strenna era un consiglio, una massima, un programma, che don Bosco dava ai Salesiani e agli alunni l'ultimo giorno dell'anno, da ricordare e praticare nell'anno nuovo. L'usanza paterna è tuttora in fiore. Nelle singole case salesiane è il direttore che legge la strenna inviata dal Successore di Don Bosco…”, che ne promuove e ne incoraggia la diffusione in modo che diventi motivo di riflessione e guida per l’intera comunità.

La Strenna di quest’anno riprende l’invito del Santo ad essere Buoni cristiani e onesti cittadini

Prima di addentrarci nell’analisi di questo testo, ci sembra bello recuperare dal racconto di uno dei primi allievi dell’Oratorio di S. Francesco di Sales alcuni passaggi di una Strenna di don Bosco, quella del 1877. La cronaca di questo ricordo ci regala l’emozione di entrare in intimità con il Fondatore alimentando il desiderio di conoscere e vivere la proposta che il suo decimo successore, don Artime, ci offre per l’oggi.

 

“Io aveva già conosciuto e preso grande affetto a tutti i Superiori dell’Oratorio - scrive a distanza di 40 anni il salesiano don Natale Brusasca - ma non aveva ancora imparato a conoscere Don Bosco, che già a quel tempo non poteva più trattenersi a lungo in mezzo a noi ragazzi. Quella sera, dopo le orazioni, acclamato da tutti gli alunni, studenti ed artigiani dell'Oratorio, salì la cattedra per farci il sermoncino della sera. Mi pare ancor di vederlo, sulla piccola cattedra, quel buon prete sorridente; ma, dico la verità, io non capiva perché si facessero a lui tante ovazioni. Anzi, io pensava tra me: « Perché non si applaude egualmente a D. Lazzero, a D. Durando e agli altri Superiori, quando ogni sera ci vengono a parlare?... Non sono egualmente buoni, come quel prete che sorride con tanta grazia? ...»

Avendo io fatto queste osservazioni ad un mio vicino, disse: Ah! tu sei nuovo, non conosci ancora Don Bosco; egli è il Superiore di tutti i Superiori della Casa, il fondatore e quindi il padrone di tutto l'Oratorio. Ed io: Anche della chiesa?...

- Anche della chiesa... L'ha fabbricata lui! Fui subito convinto e... confuso.

Intanto era cessato il battimani e sentii la voce di Don Bosco che diceva tra le altre cose

- Questa è l'ultima sera del 1876. Mentre voi dormirete comincerà il 1877, ed io son venuto per darvi la strenna...

Qui, tutti i compagni ricominciarono a battere le mani, io invece pensava lento tra me: - Che strenna ci darà?... Dei soldi no, perché il regolamento proibisce di tenerli; dunque dei libri! - E così pensando, guardava se vicino alla cattedra ci fosse qualche catasta di libri; ma non vedendo nulla, conclusi tra me e me che ci avrebbe regalato una bella immagine a ciascuno. S'era di nuovo fatto un silenzio religioso, e la voce chiara di Don Bosco, continuava:

Procurate di fare sempre santamente le vostre Confessioni e le vostre Comunioni, perché di tutti voi che siete qui presenti in questo momento e che sentite le parole di Don Bosco, alcuni passeranno all'eternità durante l'anno 1877 e non si troveranno più qui l'ultima sera dell'anno che sta per cominciare. Di voi, otto debbono morire nel 1877... e poi altri ancora; e qualcuno di questi comincia con la lettera B

A questo punto io cessai di seguire il discorso di Don Bosco!... Per me, Brusasca, ce n'era d'avanzo. La mia piccola testa si trovò subito in confusione... Avrei preferito essere al mio paese nativo, e mi posi a fare questi ragionamenti:

« Guarda, guarda, in che collegio mi ha messo mio padre!... ed io ci stava tanto volentieri!... ed aveva fatto amicizia con questi superiori... però buoni!... Dunque io debbo morire!... Io mi chiamo Brusasca!... Basta!... Domani scriverò a mio padre che venga a prendermi, perchè... perché io non voglio più stare all'Oratorio... sì, gli scriverò... »

Ma ecco subito un altro pensiero: « Don Bosco disse che devono morire parecchi dei presenti, ma non disse che sarebbero morti nell'Oratorio; dunque sebbene ritorni al mio paese, io morrò egualmente, perché egli ha detto che sarebbe morto qualcuno della lettera B... Che debbo adunque fare?... Dovrò scrivere?... Dovrò fuggire? Dovrò restare?...».

A questo punto del mio soliloquio si rinnovarono gli applausi e Don Bosco discendeva dalla cattedra. I giovani, parte si ordinavano per andare nei dormitori, e parte, come una fiumana, affluivano verso Don Bosco. Io domandai al mio compiacente vicino: - Dove vanno quei giovani?

Ed egli: - Vanno a domandare a Don Bosco se sono essi che devono morire. Ah! sì!?... Allora ci vado anch'io.

E pensava: « Voglio restar l'ultimo e aspetterò, dovessi aspettare fino a domani, perche non voglio che gli altri sentano ciò che D. Bosco dirà a me ».

Mi posi in coda alla lunga fila di coloro che dicevano una parola a Don Bosco e ne avevano sotto voce la risposta. Mi avvicinai anch'io e Don Bosco, sorridendo, mi domandò: E tu che vuoi?...

Mi feci più vicino che potei e gli dissi: Vorrei sapere se io devo morire!...

- Come ti chiami? Io mi chiamo Brusasca Natale?!.... Bene!... Sarai amico di Don Bosco? - Sì, ma devo morire?...

- Sta allegro, e procura di far sempre bene le tue Confessioni e le tue Comunioni... Sta' allegro e va' a dormire!

Gli baciai la mano, e né allegro, né scontento, mi recai in dormitorio. Non nascondo che quella sera aveva ancor un po' di paura di morire nel nuovo anno: ma in breve mi sentii rassicurato pensando alle parole « Sta' allegro! », e tornai più allegro e più felice di prima. La vita dell'Oratorio è tanto varia, ed io era così giovane, elle non pensava più alla strenna di Don Bosco e alla lettera B...

In verità il Signore mi mandò tante occasioni di vera allegria, ed io viveva nell'Oratorio i giorni più felici, benché non pensassi, come aveva promesso, a farmi vero amico di D. Bosco. Eppure egli pensava anche a me nel suo cuore di padre! Vedeva con piacere che i Superiori si servivano di me, fornito di bella voce, per cantar le lodi della Madonna, mi conosceva personalmente, e a quando a quando mi parlava. Insomma aveva presa, come detta di cuore, la mia parola di essergli amico, mentre, quella sera, io aveva detto un sì solo nel desiderio di affrettare la sua risposta che mi togliesse dall'incertezza in cui era, nel timore di dover morire!” (Bollettino salesiano Dicembre 1916).

 

Le predizioni di don Bosco si avverarono puntualmente: fra gli 8 morti di quell’anno, 4 avevano un cognome che iniziava con la lettera B: due studenti, un famiglio, e un chierico (morto a casa sua ma presente nel 1876-77 all’Oratorio).

In un momento storico caratterizzato da un elevato tasso di mortalità giovanile, la preoccupazione del Santo era dunque quella di assicurare ai suoi ragazzi almeno l’incolumità delle loro anime.

Ma non era certo su un mesto presentimento che don Bosco aveva incentrato il suo messaggio di fine anno. La Strenna 1877 voleva innanzitutto invitare i ragazzi a rispondere a quella domanda essenziale che aveva sussurrato al loro orecchio, senza ricevere una risposta consapevole: “Sarai amico di don Bosco?”

Ed è proprio in questa risposta che si gioca ancor oggi la felicità di giovani e adulti: nella fedeltà ad un impegno che ci porta a intrecciare le dita con quelle degli altri per incoraggiare, aiutare, difendere … e godere del reciproco bene.

(1/3 continua)

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