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L'ordine delle cose

La recensione di Tutti al cinema Appassionatamente

Presentato a Venezia il film presenta l'attuale problema dei flussi migratori, fotografato con testa e cuore dal regista Andrea Segre.

Ci sono film che capitano nel momento giusto. Oddio, "capitano" non è il verbo più indicato: Andrea Segre sa perfettamente di cosa sta parlando. Documentarista com'è, con "Mare chiuso" aveva già inquadrato anni fa la questione migratoria riguardante il Mediterraneo. Poi, con la fiction, ha cercato di renderla più individuale e quindi più abbordabile, con quel piccolo gioiello che è "Io sono Li", ma anche con il meno riuscito "La prima neve". 
Ma oggi pone la vera questione, e la pone nel preciso momento in cui i governi europei, e quello italiano in particolare (proprio ieri Junker ha detto che l'Italia ha salvato l'onore dell'Europa), hanno di fronte quella che potrebbe essere la soluzione del problema, avendone deciso la strada.
L'ORDINE DELLE COSE ci racconta di un funzionario del Ministero dell'interno, mandato in Libia a cercare di mettere d'accordo i "poteri tribali" locali per fermare i flussi. E denuncia come non sia umanamente possibile affidare ai libici l'accoglienza dei profughi.
Se la soluzione è fermare il flusso migratorio in Libia e fornire assistenza in loco ai migranti, verificando i requisiti per una emigrazione razionale e ponderata, bisogna prima di tutto creare in quel paese le condizioni perché ciò avvenga nel rispetto dei diritti umani.
La montagna di denaro speso per una accoglienza stracciona e corrotta, almeno nel nostro paese, può essere meglio impiegata per dei centri di accoglienza e smistamento sulle coste libiche. E' là che potrebbe essere effettuato con profitto, il lavoro meritorio svolto finora sul mare dalle associazioni umanitarie.
Segre naturalmente non ci dice questo. Non dà soluzioni, perché questo non è il suo compito. Si limita a fotografare, con testa e cuore, da un lato una situazione disperata, e dall'altro una società che può solo cercare di dare, per quanto possibile, un "ordine alle cose". Ferma restando, purtroppo, la distanza immensa che corre fra quello che abbiamo visto in Libia e la bella famigliola riunita a tavola, che vediamo nel finale, dalle pareti di vetro della tranquilla villetta nel quartiere bene di Padova.
Già...non abbiamo quasi parlato del film, che è uno dei migliori prodotti italiani degli ultimi tempi, per la profondità dei tempi e per l'accuratezza della realizzazione. Segre dirige un manipolo di attori straordinari. Di Battiston e Citran sapevamo, è la prova di Paolo Pierobon che ci lascia impressionati per le sfumature che sa dare al suo personaggio.
Pierobon, Battiston, Citran...tutti cognomi veneti, per un film che sdogana finalmente anche l'inflessione locale (la milanese Valentina Carnelutti è quella che la calca maggiormente). All'accento veneto Segre dà quella stessa dignità cosmopolita che, grazie al contributo di fotografia, montaggio e colonna sonora, fa de' L'ORDINE DELLE COSE, oltre a un film riuscito, un prodotto di caratura internazionale.

di Dino Geromel

 

SABATO 16 SETTEMBRE
ore 16:00 e 18:15

DOMENICA 17 SETTEMBRE
ore 20:45

MARTEDI' 19 SETTEMBRE
ore 20:45

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