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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

1983, a Mahjanga con il coad. Angelo Bissolo

L’eroismo della ferialità

del 27 agosto 2018

Il ricordo del coadiutore Domenico Venier nel quinto anniversario della sua scomparsa.

Ogni comunità ha un capitale di bellezza e di valori da riscoprire e da condividere. Decongelare questo tesoro di esperienze e di testimonianze può aiutarci a nutrire il presente e a dar consistenza al futuro. Sono tante le figure di laici e di salesiani che hanno edificato la storia del nostro Oratorio; fra queste, quella di Domenico Venier, il coadiutore che alla soglia degli ottant’anni ci ha consegnato il testamento spirituale di una esistenza vissuta “nell’eroismo della ferialità”. 

Rivisitando con sguardo riconoscente e illuminato le privazioni dell’infanzia e le vicende tristi delle guerra (comprese le pagine buie dei tanti innocenti “ciapai col sciop”), l’umile coadiutore aveva voluto raccogliere con spirito grato i frutti della sua vocazione tardiva. 

Era un freddo novembre del 1954 quando, ormai provetto falegname di oltre trent’anni, aveva bussato alla porta della Casa salesiana di Mogliano per chiedere accoglienza. Vi era stato tempo prima per un incontro veloce e pieno di interrogativi. Ora il dialogo con l’anziano portinaio non lasciava più spazio all’incertezza.

"Credevo avessi cambiato idea!".
"No, no, sono venuto per prendere gli ultimi accordi".

In cuor suo forse sperava di dar soddisfazione alle aspettative della mamma che lo vedeva già con orgoglio bravo e buon sacerdote. "Fin dai miei primi contatti con il Direttore, avevo capito però che questi considerava naturale, per me, un percorso da coadiutore: - Data la tua età, e dato che conosci già bene il mestiere di falegname, potrai svolgere ottimamente il ruolo d’istruttore professionale nelle nostre scuole - (...). Non avendo, fino ad allora, formulato alcun disegno circa il mio futuro ruolo in Congregazione, considerai logica e accolsi senza riserve l’argomentazione di don Mariotto”. ...E la scelta che aveva operato per me. 

L’umile accettazione della volontà divina aveva, da allora, accompagnato i suoi passi.

"Dopo l’esperienza di Verona e Venezia, i Superiori decisero d’inviarmi all’Oratorio Don Bosco di San Donà di Piave dov’era appena iniziato il nuovo Centro di Formazione Professionale. (…) In confronto ai giovani scaltri e sornioni della Baia del Re (quartiere veneziano, recentemente popolato da immigrati di varie provenienze), che si introducevano all’oratorio San Girolamo del Coletti, i ragazzini che frequentavano l’Oratorio sandonatese mi apparivano degli angeli".  

Domenico Venier con il Rettor Maggiore don Viganò ed un ragazzo malgascio

Dopo una vita spesa tra l’insegnamento e la missione, la falegnameria del CFP (locale ormai abbandonato), era diventato il suo regno. Nella evidente confusione di vecchi strumenti e trucioli di legno, trascorreva le giornate nel nascondimento operoso. E quando nel giugno del 2007, il rifacimento del cortile aveva reso necessario la ricollocazione della giostra, si era subito prodigato per la sua manutenzione. Le sue mani abili e nodose avevano restituito solidità al sedile e nuovo splendore alla struttura metallica che andava a riflettere, nelle calde tonalità della cromatura, l’amata terra di missione: il Madagascar.

La voglia di fare è ancora grande, ma il fisico non obbedisce più. L’artrosi si fa maggiormente sentire, la vista non mi permette più di leggere agevolmente il giornale né di compiere lavori delicati. Le ginocchia si rifiutano di accovacciarsi. La levata mattutina è sempre più dolorosa”. 

Nonostante il forzato al riposo, aveva continuato a sentire la responsabilità “del trattamento privilegiato che la Provvidenza gli aveva riservato”, insieme al timore di non corrispondervi degnamente: “Ottant’anni di vita non mi sono bastati per imparare ad imitare la mitezza di cuore del Nostro Signore Gesù (D. Venier, Ricordi di un ottantenne)”. 

 

Carissimo Domenico, la tua umile fedeltà a don Bosco continua ad edificare le nostre vite: è indelebile il ricordo della tua delicata accoglienza, del tuo sguardo dolce e pieno di stupore, dell’orgogliosa appartenenza alla Comunità di San Donà che sentivi profondamente tua. Rimarrà viva in noi la fiducia nelle parole di don Bosco che tanto amavi: “Faremo tutto a metà, fino alla fine!”.

Parole che, sul tuo esempio, oggi sentiamo un po’ più nostre.

 

Autore: Wally Perissinotto

 

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