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CINEMA TEATRO DON BOSCO via XIII Martiri, 86 - San Donà di Piave (VE) - Tel. 346 960 5687

L'altro volto della speranza

La recensione di Tutti al cinema Appassionatamente

Orso d'argento per la Miglior Regia al festival di Berlino 2017. Un film che aiuta a sperare che nella tragedia dell’oggi resti lo spazio perché gli individui compiano gesti di generosità disinteressata, ritrovando non per legge, ma per “grazia” il gusto della solidarietà.

Il tocco è sempre lo stesso, anche se oggi Kaurismaki sembra meno provocatorio e irriverente di quando lo abbiamo conosciuto quasi trent'anni fa. Vien da chiedersi se oggi i benpensanti di casa nostra, che peraltro difficilmente lo conoscono, definirebbero "buonista" la sua filosofia ?
Restano le facce tristi, gli arredamenti spartani, i blues e i ballabili finlandesi; la gente di strada, meglio se con la chitarra in mano, capace di solidarietà alla faccia dei ridicoli atteggiamenti di un sistema sociale accogliente solo in apparenza e di estremisti xenofobi, che sono i veri balordi della situazione.
L'ALTRO VOLTO DELLA SPERANZA che Kaurismaki ci propone, viene da due storie destinate fin dall'inizio ad incrociarsi in nome della solidarietà, valore assoluto del suo cinema.
Khaled Alì è un clandestino siriano, arrivato per caso a Helsinki in un cargo di carbone proveniente da Danzica.
La sua speranza è ritrovare la sorella minore Miriam, persa nel lungo e travagliato viaggio attraverso l'Europa dei muri che il regista finlandese, pur senza alcuna retorica, ci vuol far ben comprendere raccontandocelo due volte: nei sottotitoli alle parole del giovane e poi nella traduzione dell'interprete. Khaked e Miriam, unici superstiti di una famiglia numerosa, decimata nei bombardamenti di Aleppo, città che le autorità finlandesi non ritengono in una situazione di pericolo tale da consentire l'accogliemento della richiesta d"asilo di Khaled. Ecco perché è così importante il destino di Miriam, più ancora della stessa vita di Khaled, che se ne sente responsabile.
Waldemar Wikstrom è invece un agente di commercio senza amici, stanco di girare nel macchinone nero con le sue camicie. Vuole entrare nella ristorazione, un settore che sembra non conoscere crisi, e ricominciare una nuova vita da zero. Per questo lascia anche la moglie. E lo fa nel modo più laconico che si possa immaginare: una scena grottesca in linea con lo stile di Kaurismaki.
Vende in stock il magazzino di camicie, si gioca tutto a poker e compra "la pinta d'oro", stravagante personale incluso. In fondo, più che nelle fortune del locale, con le sue molteplici, divertenti trasformazioni, la speranza di Waldemar si concretizza proprio nella "solidarietà" che trova in quei personaggi stravaganti, tipici di Kaurismaki.
Solidarietà dunque, non buonismo.
Quella solidarietà che anche Khaled troverà nel ristorante di Waldemar. Quella che Waldemar potrà di nuovo offrire alla moglie, perché la solidarietà fa bene anche all'amore.
Perfetti come sempre i personaggi di Kaurismaki: Sherwan Haji che interpreta Khaled, ma soprattutto Sakari Kuosmanen, un dolente Waldemar Wikstrom che si cimenta perfino nel monologo di Shylock. E anche Ilkka Koivula, il cameriere Calamnius. Un cameo per l'immancabile, invecchiata, "fiammiferaia" Kati Outinen, che riesce ad esser triste anche quando parla di andare in Messico a spassarsela.

di Dino Geromel

 

MERCOLEDI' 17 MAGGIO
ore 21:00

VENERDI' 19 MAGGIO
ore 15:30 e 21:00

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