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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Foto: Dino Tommasella

Il valore della fedeltà

del 19 maggio 2019

Don Guerrino Bordignon festeggia a San Donà i 50 anni di vita sacerdotale

 

In un tempo in cui tutto sembra consumarsi alla velocità di un tweet, ci sono dei “sì” che conservano la preziosità di una promessa fatta “per sempre”, testimoniando la bellezza di una esistenza piena, vissuta nel faticoso e constante tentativo di spendersi per gli altri. La fedeltà è un valore che fa bene perché alimenta la fiducia e ravviva l’amore.

Ne parliamo con don Guerrino Bordignon, salesiano e psicologo, che oggi festeggia il suo giubileo sacerdotale. Con l’ironia che lo contraddistingue, ripercorre, nell’intervista, alcune tappe del suo cammino ministeriale miscelando parole ed immagini, sogno e poesia. Alternando sapientemente leggerezza e profondità per restituirci un messaggio finale di speranza.

Carissimo don Guerrino, come mai hai deciso di festeggiare questo importante traguardo a San Donà?

Perchè a San Donà mi lega un’amicizia che ha radici lontane. Sono sbarcato dal treno e ho raggiunto l'Oratorio con una borsa e una valigia, come un migrante, alla vigilia delle fiere nell'Anno Domini 1962. Ho iniziato la mia attività di tirocinante come insegnante di Chimica nel laboratorio che si stava attrezzando presso la nuova Scuola Professionale e come assistente in cortile, sempre in mezzo ai ragazzi a giocare a calcio, a palla canestro, a palla avvelenata. 

Alla domenica stavo con loro dalla messa della mattina alla proiezione del film pomeridiano; organizzavo giochi, tornei, il carnevale, le gite al mare ... ogni sorta di attività. Credo di aver mandato a riposo una mezza dozzina di talari (le vesti nere e lunghe che la Sig.ra Maria Mattiel lavava in continuazione nel grande pentolone di rame nell'antro posto ad angolo tra la mura e la fossa dei leoni…). Purtroppo non ricordo i nomi dei ragazzi: ci si conosceva e si lavorava assieme anche senza chiamarci per nome. Erano altri tempi: era il mitico “Oratorio di don Nicola”. In tre anni sono diventato un po' "sandonatese".

Sono seguiti gli anni degli studi teologici a Monteortone. Tuttavia ho sempre coltivato il legame con l'Oratorio tanto che il direttore di quell'epoca, don Destro, alla mia ordinazione (29 marzo 1969), mi invitò per una messa solenne a San Donà. Vi ritornai con gioia e con riconoscenza. Il benvenuto mi fu dato, anche con discorsi acconci, sotto il porticato: don Giuseppe Scaranto accompagnava i canti con la fisarmonica e, naturalmente, il sig. Giuseppe mi teneva compagnia. Sono ritornato a San Donà alla fine dell’estate per rimanervi quasi ininterrottamente fino al 1999. Credo di poter dire che ho lavato la mia vita nelle acque del Piave. Ecco perchè sono contento di ricordare i miei 50 anni di sacerdozio in questo Oratorio.

aprile 1969, don Guerrino tra don Destro e don Scaranto

Con quali sentimenti ti appresti a vivere il ricordo di quel giorno? 

I sentimenti di "quel giorno"? Un carosello di immagini: volti di giovani, genitori, conoscenti, amici che ti ricordano, che si complimentano mentre tu pensi al dopo. Un lampo di felicità che illumina le fatiche future mentre nell'anima qualcuno ti suggerisce: ricordati come son fatte le rose: qualche fiore bello, profumato e molte spine che rendono difficile gustarne il profumo. Ma ti rincuora sapere che molti ti sono amici.

Ripercorrendo con la memoria i cinquant’anni del tuo impegno sacerdotale, quali esperienze ritieni ti abbaino maggiormente arricchito come uomo e come pastore?

Senza ombra di dubbio la condivisione di vita. Ascoltare, parlare, faticare assieme, cercare e ritrovare il sentiero perduto, pensare, meditare, mangiare e dormire assieme, camminare sotto la stessa pioggia, sulla stessa neve, al caldo e al freddo. Condividere la stanchezza e la felicità di una libertà che non ha misura. La soddisfazione di ritornare a casa, leggere negli occhi dei ragazzi la stessa soddisfazione. La preghiera e il grazie.

Foto Dino Tommasella

Alla luce di questa importante tappa del tuo cammino, quale messaggio vorresti consegnare ai giovani?

Credo sia la tappa del fine giro. Sto smontando dalla bicicletta a qualche metro dopo il traguardo, non mi resta che sedermi per terra e frenare i tremori dei muscoli ricoperti di acido lattico. Smarrito, forse un po' deluso e stanco perchè quelli del mio team non mi portano neppure una bottiglietta di bevanda ricostituente... ma non voglio restare seduto. Voglio reagire, voglio alzarmi e dire a tutti: ai giovani e a quelli che si trovano, come me, con 50 anni da guardare: “sorridete, ci siamo impegnati e qualcosa di buono l'abbiamo pur fatto. La vita che abbiamo passato è stata difficile, costellata di soddisfazioni e fallimenti ma non perdiamoci d'animo, cerchiamo la forza e l'aiuto di amici sicuri, della Parola di Dio, del Cristo che ci è sempre vicino, di una Mamma amorevole che non solo ci prende per mano ma ci porta in braccio quando fosse necessario. Non perdete mai la speranza!".

Quali sogni coltivi ancora nel tuo cuore?

Non è più il tempo dei sogni. I sogni li puoi fare quando sei libero, quando hai forze sufficienti per camminare e districarti da tutto ciò che ti trattiene, quando ancora la "fede" si poggia sulla realtà futura che credi possibile. Però, un piccolo spazio nel cuore conserva ancora il posto per qualche desiderio, forse una utopia, forse una illusione. Mi piacerebbe essere ancora utile agli amici, ai giovani, a quelli che credono di avere difficoltà da superare. Spartire una fetta di felicità rinnova la nostra speranza. E perché no? Sarebbe bello starsene seduti su di una rozza e scomoda panchina davanti ad un bel panorama mentre "la Luna, curiosa, si affaccia da una nuvola e illumina i nostri volti perchè sono volti felici, che meritano di essere guardati".

 

E sono tanti i volti gioiosi che assistono alla celebrazione del Cinquantesimo nella chiesa dell’oratorio che lo ha visto dapprima chierico e poi giovane prete, assistente ecclesiastico degli Scout, psicologo del Centro Cospes.

Nelle prime file gli scout con le loro uniformi blu e a seguire una folla gremitissima di fedeli attenti e partecipi, a volte divertiti alle sue battute. “La numerosa presenza dice l’affetto, la stima, la riconoscenza e il tanto bene seminato in oltre 30 anni di permanenza a San Donà”, sottolinea il Direttore don Massimo Zagato nel suo saluto iniziale. Lo dicono in modo ancor più esplicito gli occhi lucidi e le parole rotte dalla commozione di qualche intervistato mentre rivisita con la memoria le avventure vissute, la fatica condivisa, i grandi insegnamenti ricevuti, la strada accidentata che diventa metafora della vita. Ma soprattutto il cuore grande di don Guerrino, compagno di viaggio attento e premuroso. Un dono per la famiglia scout, un dono per l’oratorio ma soprattutto un dono per la città e per i giovani per cui tanto si è speso.

Accolto dalle note festose della banda, saluta tutti prima di tuffarsi nel mare dei ricordi, una carrellata di immagini cui segue il festoso ringraziamento degli amici che, alzando il calice, gli augurano di proseguire il cammino con immutata passione e con il passo cadenzato del montanaro  esperto che sa pregustare la gioia della meta.

 

Autore: Wally Perissinotto

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