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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

1981, Adriana (con il bambino in braccio) con gli attori de "La Fameja dei Finoti"

Il nostro ricordo di Adriana

del 25 settembre 2022

Con Adriana Perissinotto se ne va un pezzo di storia oratoriana. I Salesiani cooperatori la ricordano così: con commozione, affetto e tanta gratitudine. 

Adriana Perissinotto era Salesiana Cooperatrice dal 24 maggio 2001, ma avrebbe potuto fare la “Promessa” almeno vent’anni prima, da quando iniziò la sua decisa presenza “oratoriana”. Con il direttore don Alberto Trevisan scrisse la sceneggiatura (e vi recitò nelle numerose repliche) della mitica “La Fameja dei Finoti”, che portò alla ribalta la poetessa locale Lisa Davanzo. Nel conversare con gli amici Adriana ricordava spesso questa esperienza, fatta di incontri, amicizie e lavoro impegnativo e costante per imbastire in pochissimo tempo (circa un mese) testo e prove di quella che per lei evidentemente non fu solo una semplice – pur di successo - opera teatrale, bensì una delle “tappe” decisive della sua vita, che l’aveva positivamente trasformata. Era uno dei suoi “orgogli”, come i suoi familiari, ma anche le altre iniziative, l’Oratorio, la sua “bottega” e… la sua città.


 

Nel sangue aveva appunto la passione per l’animazione, per creare momenti di aggregazione familiare legati alla tradizione.  Così, assieme ad altri amici, nel 1999 lancia la prima edizione de “Ziogando inte a strada” e a seguire il “Presepio vivente”, per animare Via Tredici Martiri e tenerla per qualche ora libera dalle auto. Ma come chiodo fisso ci teneva che l’Oratorio fosse presente, con i suoi giovani e i salesiani.
Se possibile, tolti gli impegni del lavoro o familiari, era sempre disponibile a farsi coinvolgere ed a partecipare a varie iniziative, sentendosi bene con le persone di tutte le età, perché con lei era semplicissimo fare amicizia e “tacar boton”, grazie al suo carattere aperto ed accogliente.    
La possiamo definire una donna di accoglienza, sicuramente nel suo negozio, ma in ogni luogo dove si trovava, con il suo immancabile sorriso e saluto. Carattere tenace, energico e concreto: Adriana era una “lottatrice”, una donna piena di sana grinta, che non mollava mai. Aveva una passione nelle cose capace di coinvolgere gli altri: non faceva mai le cose da sola. Era pure capace della bella qualità dell’autoironia, che le permetteva di commentare sorridendo con gli amici gli aspetti più spigolosi del suo carattere. Schietta, ma anche discreta con le persone e nel proporre eventuali idee, sicuramente caparbia poi nel portarle avanti.
Cordiale, corretta ed attenta alle persone, con una innata facilità a creare nuove conoscenze: la si poteva sentire veramente una amica, per tutte le età. Adriana sapeva essere riconoscente e allo stesso tempo essere molto generosa: era difficile riuscire a pagarle il caffè, perché riusciva sempre ad essere per prima alla cassa.


È stata una donna di fede. Agli incontri periodici dei Cooperatori era immancabile il suo: “bisogna pregare di più” e soprattutto per i giovani. L’Oratorio era il suo luogo di preghiera comunitaria: l’Eucarestia quotidiana, il rosario nelle varie occasioni (a maggio o per suffragio), iniziative varie proposte primariamente ai giovani ma non solo. Sicuramente aperta ed interessata ai vari incontri di approfondimenti della Parola e della fede, in diversi ambiti, come in Comunione e Liberazione, nelle settimane bibliche diocesane e poi nella settimana estiva del campo Salesiani Cooperatori, unico momento di vacanza annuale che si concedeva. In quello a Pierabech del 1999 comunicò titubante ai presenti la prima “Ziogando inte a strada”.  
La sua forza era la capacità di continuare a porsi domande del tipo: che ruolo ho nella società come cittadina e come cristiana? Come posso farmi prossima agli altri? Quale missione educativa dobbiamo avere all'interno della nostra città? Queste le preoccupazioni che portava all’attenzione nelle riunioni mensili dei Salesiani Cooperatori e nei momenti in cui invitava tutti a non voltare la faccia da un'altra parte di fronte ai problemi, ma di cercare soluzioni, il più possibile pratiche. I suoi non erano mai interventi astratti e teorici, ma sempre molto concreti.
Ha fatto continuamente memoria del vissuto all'interno dell'Oratorio come spazio educativo. Quando lei pensava all'Oratorio ricordava di essersi sentiva protagonista (già da adulta) dell'apertura al mondo femminile a partire dalla seconda metà degli anni ‘70, in quello spirito nuovo portato dal Concilio, cui i Salesiani hanno risposto prontamente. Chi non ha fatto parte della sua generazione dà per scontata la presenza all'interno del cortile di giovani, uomini e donne con pari compiti, interessi e obbiettivi e questa non è stata certo un'evoluzione semplice, ma era quella già sognata da Don Bosco, che attraeva a sé ogni anima desiderosa di fare il bene per i giovani.
Adriana ci ha lasciati tutt’altro che da “pensionata”, ma energica come sempre, sino a pochi giorni dall’ennesima “Ziogando inte a strada”, che ancora una volta stava organizzando e sognando: chi l’ha incontrata negli ultimi giorni l’ha trovata entusiasta per la grande partecipazione di persone nella preparazione e, come sempre, piena di progetti per il futuro! Chi l’ha conosciuta la vedeva vivere ancorata al presente, pensando al passato, ma con lo sguardo al futuro!
Adriana ricordava spesso agli amici le grazie ricevute dai suoi cari per l’intervento di Don Bosco e dell’Ausiliatrice. Nel “Giardino Salesiano” del Cielo non possiamo non immaginarci un posto anche per lei.
Ringraziamo il Signore per averle permesso di vivere una vita intensa a servizio della cittadinanza, nella sua San Donà, e dell’amatissimo Oratorio. L’incontro con il “suo” Don Bosco sarà emozionante, come è stato forte il suo affetto e attaccamento al carisma salesiano in vita.

Grazie Adriana!

I Salesiani cooperatori

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