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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Esperienza al Dopo la Campanella

del 14 agosto 2018

In questo articolo Lara e Silvia ci racconteranno la loro esperienza al Dopo la Campanella.

Lara

Sono potuta venire a contatto con la realtà del Dopo La Campanella grazie al periodo che ha composto l’esperienza di tirocinio curriculare da me vissuta in vista del conseguimento della Laurea triennale in Scienze dell’Educazione. Ho trovato che il doposcuola così offerto favorisca sia per gli allievi sia per gli operatori un ambiente composto dai tipici caratteri familiari, quali l’essere cordiale, caloroso e accogliente.
Ho sentito che tra tutti gli operatori sussiste un’intensa sinergia volta al benessere dei ragazzi e che ogni professionista, proveniente dal proprio percorso di formazione, è libero di contribuire personalmente alle attività proposte, poiché in questo mondo così ben strutturato ed organizzato essi sono ritenuti una consistente ricchezza per tutti.
Ecco che quindi esprimere ciò che si pensa in merito a determinate attività risulta essere rilevante. Questa esperienza mi ha lasciato moltissimo sia dal punto di vista professionale, ma soprattutto dal lato umano: il confronto con coloro che sono stati i miei colleghi, tutti gentili e disponibili nei miei confronti, è stato per me indispensabile per comprendere in particolar modo le dinamiche dei minori frequentanti la scuola primaria di primo grado.
A rendere tale esperienza molto positiva sicuramente è stato avere un tutor competente nel suo campo. A lui è indirizzato il mio più sincero ringraziamento per essere stato un vero e proprio punto di riferimento per la sottoscritta; una persona attenta e pronta nel fornirmi indicazioni precise e nel correggermi laddove ho commesso qualche errore.

Silvia

Credo che raccontare le proprie esperienze sia difficile, sia per mantenere un certo filo del discorso e non perdersi nel mare di parole, sia perché trovo sia emotivamente tosto. Soprattutto se determinate esperienze ti hanno completamente rivoluzionata.
A volte, capita di rendersi conto che la strada che si ha percorso per un determinato periodo della propria vita non faccia per noi. É normale. Può capitare. Eppure, quando capita a te, quando sei tu che ti fermi, ti guardi attorno e ti rendi conto che le cose non stanno andando come vuoi tu, è diverso. Con il dolore per il tuo fallimento, ti guardi attorno, guardi quello che hai, incerta, non sapendo bene da che parte ricominciare. E rimani lì, impalata, aspettando qualcosa. E un qualcosa è arrivato quando ne avevo bisogno: non credo più nelle coincidenze da quando ho messo piede nell'Oratorio Don Bosco, accompagnata da un'amica di famiglia, la cui gentilezza mi ha stupita. Mi ha detto che fare qualcosa per gli altri è facile, che quando possiamo dare una mano è giusto farlo. É stato così che sono entrata nella squadra del "Dopo la campanella" invernale, e ad essere ancora presente ora, durante quello estivo. Ricordo la timidezza, ricordo l'ansia che ho affrontato e tentato di sopprimere per quello che doveva essere un semplice colloquio con il responsabile, Andrea Pasqualetto, che si è poi trasformato in un: "Ti aspettiamo lunedì allora".
Una delle cose che più mi componga, sia la voglia di rendersi utile. Il sapere di essere stata capace di aiutare, il sentirsi dire "grazie, ho preso un bel voto su quello in cui mi hai aiutato la scorsa volta". Tutto questo ha portato un'evoluzione nella mia persona: appena arrivata, affiancavo colei che gestiva da sé l'aula di italiano, per poi riuscire a fare un'esperienza a 360°, occupandomi di una classe, dando io stessa le direttive, essendo io il punto di riferimento.
Ci sono molti motivi per cui quest'esperienza è stancante: è capitato di tornare a casa abbattuta delle volte, sentendomi sconfitta. Ma non c'é mai stata una singola volta in cui io abbia detto "non voglio più tornare". Perché non è un dovere: il tutto mi ha costruita pezzo per pezzo ed è diventato un vero e proprio piacere. Ho avuto l'occasione per confrontarmi con diversi operatori su come procedere, è stato un imparare sul campo da persone che ne sanno più di te. All'inizio con timore e anche un po' di vergogna, per poi rendermi conto che è giusto così, è naturale che qualcuno ti insegni dove tu ancora non sai.
C'è stata la possibilità di essere maestri in aula ma amici in cortile, di giocare insieme ai ragazzi nei momenti di svago per poi riprendere il proprio ruolo. Mi è capitato di essere invitata a giocare con loro, quando all'inizio di questa esperienza semplicemente non pensavo sarebbe capitato, credendo di rimanere un'estranea. Non lo sono più, e nemmeno tutti loro lo sono per me. Fanno tutti parte del mio patrimonio interiore. Anche chi mi ha fatta arrabbiare, anche chi mi ha fatta esasperare ed urlare nervosa, anche tutti i colleghi con cui ho scambiato poche parole: tutti loro hanno contribuito a farmi ritrovare la via.

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