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ORATORIO DON BOSCO - San Donà di Piave

Capitelli “salesiani” in città

del 01 maggio 2019

Esattamente 65 anni fa don Domenico Moretti inaugurava il capitello di via San Lazzaro...

Girovagando per le strade della nostra città, è facile imbattersi in un capitello mariano, espressione della devozione semplice e genuina della nostra gente. 

Anche se siamo spesso degli osservatori frettolosi e distratti, ci può capitare di fermarci per godere della bellezza di qualche dettaglio e tentare di recuperarne la storia. Due di questi capitelli ci riservano una sorpresa, mostrando uno stretto legame, non solo con il paesaggio urbano, ma con la stessa opera salesiana. 

Il primo lo troviamo lungo la statale 14, in località Calvecchia. Sappiamo che fu eretto nel 1947,  in memoria dell’oratorio profugo e come ringraziamento per la speciale protezione offerta dalla Vergine. E’ sicuramente il più conosciuto, data la risonanza avuta nel 2013 in seguito alla ricollocazione, e benedizione da parte di don Enrico Gaetan, della statuetta in gesso dell’Ausiliatrice, restaurata con perizia dopo il furto.

L’altro è meno facile da scoprire. Il suo legame con l’Oratorio ci viene svelato da una pagina della Cronaca della Casa datata 1 maggio 1954:

E’ la festa dei lavoratori. In regione Sabbioni (via san Lazzaro) si fa la solenne inaugurazione del tempietto. La statua è dono del direttore dell’oratorio ed è opera preziosa di Delfo Guidi, lo stesso scultore del monumento all’Angelo custode. Il tempietto invece è proprietà del comm. Rossetto.

I ragazzi partono dall’oratorio (una sessantina) con bandierine delle Compagnie e lungo la strada servono di richiamo per altri ragazzi. In via san Lazzaro, splendidamente addobbata, c’è molta gente che attende i Salesiani per l’inaugurazione solenne. Si fa veramente una magnifica funzioncina. Discorso del Direttore, canti, preghiere, fotografie …e poi si dispensano belle immaginate della Madonna e dolcissime caramelle. La popolazione del rione è felice di possedere il bel tempietto con la magnifica statuetta della Vergine e si propone di recitare ogni sera durante il mese di maggio il santo rosario”.

Prima di allora la struttura muraria del capitello, che chiudeva lo stradone a fondo cieco, ospitava una nicchia vuota, luogo privilegiato per i giochi dei tanti bambini del quartiere. La collocazione della statuetta aveva ravvivato la devozione popolare. Ogni sera di maggio - ricorda qualcuno - la signora Betta, che gestiva il negozio di alimentari all’angolo di via Sabbioni, percorreva l’intera strada agitando una campanella per richiamare donne e bambini. Quel capitello si trasformava così in luogo privilegiato di aggregazione, di incontro e di vita comunitaria perché al termine del rosario i ragazzini si arrampicavano sui pruni alla ricerca degli amoi ancora acerbi mentre le donne consumavano le ultime chiacchiere … 

La processione di fine maggio procedeva solenne lungo la via rischiarata dalla luce tremula e suggestiva dei lumini. Tradizione che andò a morire alla fine degli anni ’70.

L’apertura di via San Lazzaro, tra gli anni 80 e 90, impose lo spostamento del capitello a margine della strada asfaltata e la sua riedificazione in laterizio. Solo la copertura rimanda ora al povero materiale di origine.

Ancor oggi attorno a questo “segno minore” del sacro si raccolgono i fedeli nelle tiepide serate di maggio. Sempre meno numerosi, forse, date le diverse origini degli abitanti e i cambiamenti della società. Ma quella Madonnina continua ad esercitare nei passanti un fascino particolare.

E a quanti, come me, amano profondamente l'Oratorio, alimenta il desiderio di custodire un frammento minore, ma non certo insignificante, della nostra storia comunitaria.

 

Autore: Wally Perissinotto

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